Due corridori ucraini under 23 ingaggiati nella So.L.Me di Giampietro Forcolin: “Li ho accolti subito a braccia aperte quando il mio ex corridore, Ruslan Pidgnorny, ora tecnico della pista mi ha chiesto aiuto”.
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Sono arrivati martedì sera all’aeroporto di Malpensa direttamente da Antalya, in Turchia, dove erano in ritiro con tutte le nazionali, dagli allievi, juniores alle donne e under 23. Sono due corridori ucraini ingaggiati dal team trevigiano So.L.Me gestito da Giampietro Forcolin, Volodymyr Yudenko e Oles Susol.
Il team era stato presentato poche settimane fa, dieci i corridori schierati per questa stagione agonistica e tra questi anche un atleta ungherese, Norbert Hrenko. Ma la guerra tra Russia e Ucraina ha rivoluzionato i piani: “Venerdì sera abbiamo ricevuto la chiamata tramite wathapp di Ruslan Pidgnorny, mio ex corridore nei primi anni Duemila, ai tempi della Marchiol Site ed ex professionista. Ruslan adesso è il tecnico della pista. E mi ha subito esposto il problema. In Turchia c’erano tutti i corridori delle nazionali per un collegiale quando è scoppiato il caos e i ragazzi non sarebbero più potuti rientrate in patria. Ha chiesto se potevo fare qualcosa e io mi sono immediatamente reso disponibile” racconta Giampietro Forcolin. La generosità del dirigente trevigiano è nota nel mondo delle due ruote e li ha accolti a braccia aperte: “Domenica sera Ruslan mi ha contattato sempre tramite chiamata wathapp dicendomi di aver sistemato tutto. Per me lo sport è sport, non esistono nazionalità ma solo atleti.
Mi ha confermato di aver firmato tutta la documentazione con la Federazione Ucraina, ho ricevuto passaporti e documenti e martedì sera sono andato a Malpensa a prenderli. Ieri hanno fatto la prima uscita in bicicletta, visto che avevano anche le loro biciclette e si stanno ambientando. Non so che caratteristiche abbiamo, m se velocisti, se scalatori o che altro. Ma io li ho accolti subito come atleti. Verranno integrati in squadra con l’accortezza di farli vivere come se fossero degli atleti normalissimi. Il mio non è stato un discorso meramente agonistico bensì di accoglienza e di spirito sportivo. Il mio ex corridore mi ha chiesto aiuto e noi come So.L.Me glielo abbiamo subito dato. Dire di si a Ruslan significava accogliere questi ragazzi a tempo indeterminato. Anche perché non si sa se, come e quando potranno tornare in patria e avendo vent’anni rischierebbero di essere mandati subito al fronte. Gli ucraini hanno la fortuna di essere considerasti europei con il trattato di Schengen. Quindi non hanno bisogno dei visti o altra burocrazia. Sono atleti, sono ragazzi ed è giusto aiutarli”.
a cura di Tina Ruggeri Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata