Siamo a Riccione, durante lo svolgimento della Settimana Internazionale Coppi & Bartali e per trovare un italiano in classifica (sia di tappa che in generale), bisogna scendere al quattordicesimo e quindicesimo posto con Edward Ravasi e Alessandro Fancellu della Eolo Kometa per la frazione Riccione – Sogliano al Rubicone e nella generale con Kevin Colleoni del Team Bike Exchange al nono posto.
In una unica giornata di gare, alla Coppi e Bartali, vince il danese Jonas Vingegaard, alla volta a Catalunya trionfa Adam Yates e alla Brugge – De Panne vince Sam Bennet.
Italiani vincenti solo Jacub Marezko nella semitappa in linea nella corsa romagnola. E l’origine polacca di Jabus la dice lunga sulla sua italianità.
Insomma ancora una volta Italia 0 – Resto del Mondo 1. E’ vero, è solo il primo scampolo di stagione, ma la domande sorge spontanea: dove sono finiti i nostri corridori italiani vincenti?
Abbiamo provato a punzecchiare un po’ di “addetti ai lavori”, ponendo una semplice domanda: e gli italiani?
Lo abbiamo chiesto a Davide Cassani commissario tecnico dei professionisti, a Maurizio Fondriest ex campione del mondo a Renaix, ad Andrea Noe’ ex corridore ed ora procuratore: gli italiani dove sono? Appunto, dove sono. Le risposte sono molto simili.
Abbiamo giovani che stanno crescendo, abbiamo molti corridori che stiamo tenendo sotto controllo e li facciamo crescere in ambienti adatti a loro, ma manca – ed è questo il punto – la sicurezza sulle strade quindi tanti genitori non mandano i loro ragazzi a praticare ciclismo perché in questo paese consacrato ai motori manca il rispetto verso chi va in bicicletta. E infatti gli italiani non emergono.
E’ stata stilata una classifica dei corridori meno vincenti in questi ultimi mesi. In testa c’è Fabio Aru con oltre 1300 giorni di assenza di vittorie, a metà classifica Vincenzo Nibali.
Aru, comunica la squadra, sta preparando il rientro alle gare. Non vorremmo attendere il Giro di Lombardia… E’ vero, a volte è meglio un corridore sempre piazzato rispetto a uno che vince e poi sparisce. Ma nel frattempo – in un solo giorno e in tre gare sparse per l’Europa – ancora una volta non abbiamo un corridore che taglia il traguardo alzando le braccia al cielo. Stiamo costruendo una generazione di gregari?
a cura di Tina Ruggeri ©Riproduzione Riservata-Copyright© InBici Magazine