Lo stesso sito, bene informato, annuncia che la decisione è già scritta, poiché ACSI con l’intento di tutelare la propria immagine e tutti gli iscritti, in mancanza di alcuna risposta dalla Consulta, dopo oltre 20 giorni di attesa, ha adito al giudice ordinario chiedendo l’applicazione per impugnativa ai sensi dell’art. 23.
Se tutto ciò fosse vero, è confermata la tesi (non più tanto tale) che il problema non erano le regole, ma l’ACSI. L’obiettivo non era il merito, ma lo scompiglio creato fra le società e i ciclisti, per accaparrarsi tesserati.
Se fosse vero (fonte lo stesso sito) che la Consulta si è irritata per aver l’ACSI, dopo ripetute richieste e nessuna risposta, ricercato in piena libertà consentita dal diritto, un parere terzo, concesso anche dall’ordinamento sportivo, ma non dall’ordinamento della Consulta, significherebbe che qualcuno s’irrita perché esiste ancora la democrazia.
Se tutto quanto sopra fosse vero, avremmo definitivamente scoperto che la Consulta è uno “strumento” autoreferenziale, che non risponde a nessun organo costituito, ma che legittima interessi illegittimi.
Qualcuno ci dirà: “ve lo avevamo già detto”.
fonte comunicato ufficiale sito ACSI settore ciclismo