Elia Viviani era sorridente questa mattina alla partenza della Pomarance-Foligno. Non c’è bisogno di nascondersi quando le gambe girano: volata doveva essere e volata è stata, vinta in maniera sontuosa con la maglia di campione d’Italia. “Siamo stati tranquilli per tutto il giorno – afferma Viviani – la fuga ha preso il largo fin da subito ma eravamo d’accordo con la UAE Team Emirates per cercare di controllare la gara fin dai primi chilometri. Nel finale si è aggiunta anche la Dimension Data, quindi nel finale abbiamo potuto giocare al meglio le nostre carte”.
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Vincere fa sempre bene, soprattutto quando mancano 8 giorni alla Milano-Sanremo: “E’ la classica dei sogni di tutti gli sprinter italiani, è normale pensarci, ma non la vivo come un’ossessione”.
“La vittoria di oggi è importante, ma non è stata di vitale importanza – prosegue Viviani in conferenza stampa – a livello psicologico è stata più importante quella allo UAE Tour, perché lì ho capito che posso battere davvero Gaviria. Vincere oggi vuol dire tutto e vuol dire niente. Sono felice, la mia condizione è quasi al top, ma la Sanremo inizia a Milano, finisce a Sanremo e vale solo tutto quello che accade in quei 300 km”.
La Deceuninck-Quick Step ha varie punte per cercare di portare a casa la prima classica-monumento della stagione: “Oggi Alaphilippe non stava molto bene, si è risparmiato per cercare di arrivare alla Milano-Sanremo in buone condizioni. Lo scorso anno abbiamo fatto l’errore di far andare via Nibali sul Poggio, ma da quell’errore ripartiremo per cercare di arrivare allo sprint in via Roma. Alaphilippe farà un ottimo lavoro sul Poggio e sulla Cipressa, io avrò Morkov e Richeze oltre a Sabatini al mio fianco”.
L’ultimo italiano a vincere alla Tirreno-Adriatico è stato Adriano Malori nel 2015. A distanza di 4 anni, un azzurro torna a vincere nella Corsa dei Due Mari, e lo fa con la maglia di campione d’Italia: “Sono felice perché questa è la mia prima gara in Italia con il tricolore addosso, è una sensazione speciale. Il ciclismo italiano, secondo me, non è in difficoltà: vedo un. Matteo Trentin in grande forma alla Parigi-Nizza, vedo un Nibali che continua a vincere e vedo tanti giovani che stanno emergendo”.
Infine, una considerazione sui casi di doping scoppiati in Austria durante i mondiali di sci di fondo: “Sono felice di essere passato professionista nel 2010, faccio parte di una generazione nella quale i team manager ci incutevano terrore, perché le squadre possono chiudere per casi come questi. Non sono spaventato dai controlli, quest’anno sono venuti a casa mia quattro volte: sono spaventato per il fatto che qualcuno possa ancora pensare a doparsi”.
Da Foligno, Carlo Gugliotta per InBici Magazine