Abbiamo raggiunto telefonicamente Wladimir Belli, ex corridore professionista e oggi voce tecnica di Eurosport, per stilare un bilancio di della stagione di ciclismo appena conclusa: “Il ciclismo attuale è spettacolare, gli appassionati si divertono in qualsiasi gara. I corridori sono fantastici nell’interpretare le corse a differenza di qualche anno fa dove bisognava aspettare gli ultimi chilometri per vedere lo spettacolo. Oggi può succedere di tutto in qualsiasi momento ed è questo il bello“.
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Tra Pogacar ed Evenepoel può generarsi un dualismo epocale per la storia del ciclismo? Chi vedi meglio?
“Bella domanda. Sì, penso di sì. Sono due corridori con caratteristiche diverse, ma simili. Mi spiego meglio: entrambi nelle gare di un giorno riescono ad essere protagonisti, interpretano la corsa in modo aggressivo attaccando da lontano. Tra i due è una sfida che si compensa, Evenepoel è in crescita, gli manca qualcosa a livello di dimestichezza in gruppo, mentre Pogacar avendo anche lo spunto veloce, riesce a performare bene anche in volata. Tadej ha quindi in più lo spunto veloce che Remco non ha”.
Quest’anno al Tour de France per Pogacar è stato un incidente di percorso o Vingegaard era nettamente più forte?
“Secondo me è stato un incidente di percorso e credo che possa essere stata una bella presa di coscienza. Questo ha dimostrato che il ciclismo ha diversi corridori forti, nonostante Pogacar sia un grande talento”.
Juan Ayuso lo vedi al livello dei vari Pogacar, Evenepoel e Vingegaard?
“No, al momento no. Ayuso però è un gran bel corridore e sicuramente ha la possibilità di arrivare al livello di corridori come Pogacar, Evenepoel e Vingegaard. Gli serve ancora un po’ di esperienza, già dal prossimo anno potrebbe fare un grande salto di qualità. La Spagna, a differenza di noi italiani, ha due corridori da Grandi Giri, Mas e Ayuso”.
Che idea ti sei fatto per Andrea Piccolo? Può essere a sorpresa il corridore da corse a tappe che stiamo cercando?
“Piccolo è un ragazzo che ha avuto vari problemi e ha cambiato molte squadre in poco tempo. Il 2022 è stato un anno non semplice per lui, così come il 2021. Nel finale di stagione con l’Androni prima e la EF dopo ha corso bene, ha dimostrato di avere le qualità per diventare un buon corridore, ma bisogna aspettare l’anno prossimo per capirne di più”.
Come mai in Italia facciamo fatica ad emergere rispetto ad altre nazioni?
“Il ciclismo italiano non sta passando un periodo d’oro. Non abbiamo un ricambio per i Grandi Giri, Nibali ha smesso e ha lasciato un vuoto. Non abbiamo degli uomini da Classiche che ci danno la certezza di partire per vincere, non c’è più neanche Sonny Colbrelli – a cui mando un grande abbraccio – e quindi possiamo provare a puntare ad una top5. Non abbiamo un velocista di riferimento, come un Alessandro Petacchi di anni fa, e quindi in questo momento siamo carenti sotto tutti i punti di vista. Ci salviamo nelle prove contro il tempo grazie a Filippo Ganna. Con lui abbiamo fatto un grande passo in avanti, è il numero uno, poi ci sono anche Matteo Sobrero ed Edoardo Affini che hanno sicuramente qualcosa in meno rispetto a Filippo, però a livello internazionale si sanno difendere”.
Filippo Ganna farebbe bene a rimanere specializzato per cronometro e pista, oppure fa bene a provarci per una Classica?
“Fa bene a provarci in una Classica. Ganna ha vinto di tutto e di più, sia a cronometro che su pista. Da Under23 ha vinto la Parigi-Roubaix e potrebbe riuscire a vincerla anche tra i professionisti. Vincere una Classica gli darebbe ancora più spessore, non solo fortissimo a crono e su pista ma anche su strada”.
Che voto dai alla stagione del ciclismo italiano?
“Un cinque e mezzo. Non di più”.
Il ciclismo femminile italiano è dominante. Cosa ti aspetti dalle nostre ragazze il prossimo anno?
“Mi aspetto una bella riconferma. Il ciclismo femminile, a differenza di quello maschile, ha un bel ricambio generazionale. Ci sono delle giovani che sono forti e stanno crescendo molto bene. Sono fiducioso”.
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